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Parlare di politiche sociali in un piccolo comune come Lendinara, vuol dire purtroppo doversi scontrare con la situazione economica contingente, fatta di scarse disponibilità in bilancio e degli ulteriori tagli dei trasferimenti agli Enti Locali - nonostante la reintroduzione
di una tassa sulla proprietà immobiliare come l’IMU o adesso LUC- da parte del governo centrale: in quest’ottica il primo compito di un’amministrazione deve essere quello di razionalizzare le spese, salvaguardando ad ogni costo i servizi, che proprio in questo momento sono più necessari ad ampie fasce della popolazione già in difficoltà.
Tuttavia, se ad oggi i bilanci si sono fatti quadrare a colpi di aumenti di tariffe, questa strada non può più essere percorribile, ed è necessario davvero puntare su un serio piano di spending review per selezionare e concentrare le risorse su alcuni progetti e settori davvero irrununciabili per la cittadinanza.
Ciò che interessa qui non è porre l’attenzione sull’accezione delle politiche sociali nell’ambito dell’assistenza, ma fare sì che iniziative e progetti siano destinati alle esigenze di tutta la comunità, per poter produrre un sistema di sviluppo inclusivo e dinamico: non bisogna pensare alle “fasce più bisognose” come un compartimento stagno della nostra società per potere provvedere realmente a calibrare interventi efficaci, e bisogna rendersi conto di quali siano davvero le esigenze e le possibilità concrete di azione, puntando l’attenzione su donne, giovani, anziani, nuovi italiani.
Le politiche sociali di un’amministrazione devono parlare in modo nuovo di edilizia pubblica, lavoro, presenza sul territorio, coinvolgimento delle realtà del volontariato, spazi pubblici e ricreativi, all’interno di un unico progetto guida.
Molti sono ambiti che coinvolgono competenze sovracomunali e scelte di politica nazionale, tuttavia, anche nel circoscritto ambito d’azione consentito, è necessario che un’amministrazione locale cerchi di caratterizzare la sua azione su alcuni punti fondanti:
L'aspetto fiscale, oltre ad essere un problema di bilancio, entra a diritto nell’ambito degli strumenti delle politiche sociali, le tariffe dei servizi devono essere calibrate sulle condizioni dei cittadini, continuando a porre l’attenzione sui nuclei famigliari numerosi, come su quelli composti da un’unica persona, verificando attentamente tutti i requisiti richiesti per esoneri e riduzioni di tariffe (siano essi canoni di affitto, tariffe del trasporto urbano, costi delle scuole dell’infanzia…).
La trasparenza può essere ottenuta solo in un modo, cioè con la partecipazione effettiva della cittadinanza alle decisioni della politica: la democrazia partecipativa deve essere il metodo per coinvolgere tutti gli attori presenti sul territorio alle decisioni che riguardano la comunità, così come la trasparenza amministrativa deve consentire di vagliare e valutare ogni atto dell’Amministrazione, insieme ad altri strumenti di controllo che devono essere via via implementati:
Oltre a queste considerazioni di buon senso, parlando di politiche sociali non si può fare a meno di promuovere anche l’istituzione di organismi che possano meglio monitorare l’evoluzione della nostra comunità, per questo, al di là delle convinzioni di ognuno, è opportuno che per raccogliere le sfide del tempo presente chi amministra guardi davvero al futuro, e per questo sono irrinunciabili provvedimenti che istituiscano, accanto a organismi già presenti, un registro delle unioni civili, per poter equiparare - almeno sul piano tariffario a livello comunale - la condizione delle famiglie di fatto a quelle tradizionali, un metodo continuativo per la convocazione di un tavolo delle associazioni di volontariato e una consulta degli immigrati che possa avere una propria rappresentanza presso l’Amministrazione Comunale (come un consigliere non votante, o altro), per poter avere un’immagine delle esigenze di chi pur lavorando e pagando le tasse nel nostro territorio, non può esprimere il proprio voto.
Le politiche sociali in senso lato, dunque, devono mirare all’inclusione e alla partecipazione dei cittadini, in nome dei quali è amministrata la Cosa Pubblica - di tutti i cittadini -, al miglioramento dei servizi e di conseguenza della vivibilità del territorio, e non alla mera soluzione delle emergenze, solo così si potrà costruire una sana cooperazione tra tutte le fasce della popolazione, garantendo la qualità dei servizi attraverso una vera cittadinanza attiva. f.s.
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